Aria pesante in Lombardia: c’è una città che ha già bruciato il “bonus” smog. I dati che fanno paura.
Quando pensiamo alla Lombardia, la immaginiamo come il cuore pulsante dell’economia italiana: modernità, uffici scintillanti, produzione e alta finanza. Ma c’è un lato oscuro, un problema silenzioso e invisibile che ogni anno, puntualmente, si ripresenta come un fantasma che non se ne vuole andare. Stiamo parlando dello smog, e la situazione, soprattutto con l’arrivo della stagione fredda e l’accensione degli impianti di riscaldamento, è già da codice rosso.
Ormai, in Lombardia, il tema non è se l’aria sia inquinata, ma quanto. La regione si affaccia al cosiddetto “semestre nero” delle polveri sottili (quello che va da ottobre a marzo) con una zavorra pesantissima di giorni di superamento dei limiti di PM10. È come se fossimo partiti per una maratona con un peso attaccato alla caviglia.
Sai qual è il limite massimo imposto dall’Europa per i giorni in cui la concentrazione di PM10 può superare i 50 microgrammi per metro cubo in un anno? Sono 35 giorni. Ebbene, prima ancora che il freddo vero si facesse sentire e che le stufe fossero al massimo, alcune città avevano già bruciato questo “bonus” vitale.
E qui viene il dettaglio che fa riflettere: non sono solo le grandi metropoli come Milano a soffrire. Certo, Milano è sempre sotto i riflettori, ma la vera maglia nera se la aggiudicano i centri più piccoli, incastonati nella Pianura Padana, dove l’aria, purtroppo, ristagna.
Le Città con il “Bonus” Bruciato.
Se pensavi che i problemi fossero solo a Milano, preparati a cambiare idea. Dai dati di Arpa Lombardia, scopriamo che i veri record negativi si trovano in provincia:
Soresina (Cremona): È il caso più emblematico, con ben 38 giorni di sforamento del limite di PM10 dal 1° gennaio. Ha già superato il tetto europeo!
Rezzato (Brescia): Anche qui, siamo arrivati a 35 giorni di superamento, giusto al limite massimo consentito.
Corte de Cortesi (Cremona) e Codogno (Lodi): Seguono a ruota, con 34 e 31 giorni rispettivamente.
Tra i capoluoghi, la situazione è meno disastrosa ma comunque preoccupante, con Lodi a 28 giorni, Cremona a 22 e Pavia a 21.
Non è solo il PM10 a creare problemi. Ricordi l’estate? È stata segnata da livelli di Ozono fuori controllo. L’Ozono, pericoloso soprattutto nei mesi caldi, è strettamente collegato all’eccesso di mortalità per patologie respiratorie. Fino al 31 agosto, la città che ha mostrato la situazione più grave è stata Bergamo, con ben 77 giornate in cui il valore obiettivo è stato superato.

Le Città con il “Bonus” Bruciato. – progettohumus.it
Di fronte a questo scenario da “allarme rosso”, la Regione Lombardia ha dovuto stringere la vite sulle regole, soprattutto con l’avvio della stagione termica (in vigore fino al 31 marzo 2026).
Le nuove disposizioni, oltre ai limiti strutturali (tipo i divieti per i veicoli più inquinanti), prevedono misure emergenziali che scatteranno molto più in fretta di prima:
Livello 1 (Allerta): Scatterà dopo soli 2 giorni consecutivi di PM10 sopra la soglia limite (non più quattro).
Livello 2 (Massima Allerta): Scatterà dopo una settimana intera di sforamento.
Insomma, il messaggio è chiaro: l’aria che respiriamo in Lombardia è pesante, e non si scherza più. Il “respiro” dello smog, che a volte vediamo nei video satellitari come una cappa marrone sulla Pianura Padana , è reale e tocca la nostra salute ogni giorno. È un promemoria costante che, accanto ai numeri del PIL e della produttività, c’è una qualità della vita che dobbiamo urgentemente recuperare.