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Dichiarazione dei redditi, fino a quando l’AdE può controllarti: ecco dopo quanti anni sei salvo

Dichiarazione dei redditiDichiarazione dei redditi, fino a quando l’AdE può controllarti - progettohumus.it

Molti contribuenti temono i controlli del Fisco dopo aver commesso un errore nella dichiarazione dei redditi. Ma esiste un limite di tempo preciso oltre il quale l’Agenzia delle Entrate non può più intervenire.

Ogni anno, tra maggio e ottobre, milioni di italiani si confrontano con la dichiarazione dei redditi, uno dei momenti più delicati nel rapporto tra cittadini e Agenzia delle Entrate. È il periodo in cui si tirano le somme tra tasse pagate, rimborsi attesi e possibili integrazioni da versare. Ma insieme a queste operazioni arriva anche una preoccupazione diffusa: quanto dura il rischio di essere controllati in caso di errori o omissioni nella dichiarazione? Si tratta di una domanda più che legittima, perché un errore – anche in buona fede – può portare a conseguenze economiche e sanzioni. L’Agenzia delle Entrate, infatti, effettua controlli a campione e verifiche mirate sui contribuenti, ma lo fa entro termini ben precisi stabiliti dalla legge. Oltre quelle scadenze, non può più procedere.

Quando cessano i controlli in caso di dichiarazione con errori

Se un contribuente presenta regolarmente la dichiarazione dei redditi, ma dimentica di inserire una parte dei redditi percepiti nell’anno, l’Agenzia delle Entrate ha sei anni di tempo per effettuare accertamenti e inviare eventuali richieste di chiarimento o sanzioni. Questo periodo di controllo inizia a decorrere dall’anno successivo a quello in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata. Ad esempio, se si parla della dichiarazione relativa ai redditi 2023 (presentata nel 2024), il termine dei sei anni parte dal 2025 e scadrà nel 2030. Trascorsa questa data, eventuali errori o omissioni non potranno più essere contestati: il fascicolo del contribuente si considera chiuso e archiviato. Si tratta, in sostanza, di una prescrizione fiscale, un limite temporale che tutela sia il cittadino che lo Stato, evitando controlli infiniti e incerti.

Dichiarazione dei redditi

Quando cessano i controlli in caso di dichiarazione con errori – progettohumus.it

Va ricordato però che questi termini possono allungarsi se nel frattempo vengono scoperti elementi che fanno emergere frodi fiscali o dichiarazioni false. In tali casi, la legge consente tempi di indagine più estesi. Molti contribuenti, preoccupati dagli avvisi di accertamento o dalle lettere di compliance, tendono a confondere il controllo automatizzato (quello che avviene in pochi mesi) con il vero e proprio controllo sostanziale. Solo quest’ultimo, infatti, può estendersi fino a sei anni, e riguarda l’analisi approfondita dei redditi e delle spese dichiarate.

Cosa succede se non si presenta la dichiarazione dei redditi

Diverso è il caso di chi non presenta affatto la dichiarazione, pur avendo percepito redditi imponibili. In questa circostanza, la legge considera l’omissione come una violazione più grave e concede all’Agenzia delle Entrate un anno in più per effettuare i controlli. Ciò significa che il termine passa da sei a sette anni, sempre a partire dall’anno successivo a quello in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere trasmessa. Tradotto in pratica, il contribuente può essere soggetto a verifiche per otto anni complessivi, vivendo un periodo di incertezza più lungo.

Oltre al rischio di accertamento, in questi casi sono previste sanzioni più elevate, che vanno dal 120% al 240% dell’imposta dovuta, con un minimo di 250 euro. Se l’omissione è frutto di dolo, la violazione può anche configurare reato tributario. Per evitare problemi, è fondamentale controllare con attenzione ogni dato inserito nella dichiarazione, affidandosi – quando necessario – a un commercialista o a un centro di assistenza fiscale. Errori banali come la mancata indicazione di un reddito da lavoro autonomo o la detrazione di spese non ammesse possono infatti generare verifiche e contestazioni a distanza di anni.

L’Agenzia delle Entrate, negli ultimi anni, ha comunque potenziato la modalità “dichiarazione precompilata”, rendendo più semplice l’invio dei dati e riducendo il rischio di errori formali. Chi conferma la versione proposta dal Fisco, senza modifiche, è inoltre meno esposto ai controlli. In sintesi, i termini da ricordare sono due: sei anni per chi presenta la dichiarazione ma commette errori o omissioni, sette anni per chi non la presenta affatto. Oltre queste scadenze, i controlli cessano e la pratica diventa definitiva.

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