Cucine da incubo, continua a raccogliere consensi ma è ora al centro di polemiche e rivelazioni che gettano nuova luce sul dietro le quinte.
Dalle spese di ristrutturazione dei ristoranti alle modalità di selezione dei clienti durante le riprese, emergono retroscena che rischiano di incrinare la fiducia degli spettatori più affezionati.
Dal 2013, anno del debutto di Cucine da incubo in Italia, la promessa di un restyling completo e risolutivo dei ristoranti in difficoltà è uno degli elementi cardine del successo del programma. Tuttavia, le testimonianze di alcuni ex partecipanti mostrano una realtà più sfumata e controversa.
Un ristoratore, contattato da L’occhio di Salerno e invitato a partecipare al programma, ha dichiarato che tutte le spese per la ristrutturazione rimangono a carico del proprietario, il quale riceve in cambio un compenso simbolico in attrezzature da cucina, del valore di poche migliaia di euro. Questa condizione lo ha spinto a rifiutare la partecipazione, svelando così una verità poco emersa all’interno del format.
In netto contrasto, Emilia Karas, protagonista di una puntata, ha affermato a Vice.com che la ristrutturazione è finanziata direttamente dalla produzione. Tuttavia, ha precisato che l’intervento è di natura superficiale: “danno una rinfrescata alle pareti, arredano in modo differente e in un giorno il locale appare rinnovato”. Di fatto, il restyling sembra limitarsi a un maquillage estetico, più che a un intervento strutturale e duraturo, che lascia molti dubbi sulla reale efficacia del supporto fornito ai ristoratori.
La realtà dietro le comparse: come vengono scelti i clienti?
Altro aspetto di forte interesse riguarda la presenza dei clienti durante le cene filmate per il programma. Si potrebbe pensare che si tratti di normali avventori o di attori professionisti, ma secondo le rivelazioni di Emilia Karas, la verità è diversa: il locale viene “invaso” da persone che impartiscono istruzioni su cosa dire e fare, mentre i clienti presenti sono spesso comparse selezionate per strada, appositamente ingaggiate per le riprese.
Questa modalità è confermata anche da Angelica, un’altra concorrente intervistata da Dissapore, che ha raccontato di una puntata girata nel suo ristorante durante la quale sono stati trovati insetti. La produzione le avrebbe assicurato che quella puntata non sarebbe andata in onda, ma invece è stata trasmessa. Per fortuna, ha precisato, i clienti presenti erano solo comparse, evitando così un danno d’immagine diretto con il pubblico reale.

Antonino Cannavacciuolo e il format sotto i riflettori(www.progettohumus.it)
Antonino Cannavacciuolo, chef originario di Vico Equense e insignito di tre stelle Michelin nel 2022, è il volto più riconosciuto di Cucine da incubo e figura di riferimento della cucina italiana contemporanea. La sua carriera è costellata di successi, dall’apertura di ristoranti stellati come Villa Crespi, alla partecipazione come giudice in programmi di cucina di grande seguito come MasterChef Italia. Nonostante la sua immagine professionale solida e ammirata, le recenti polemiche legate al format rischiano di offuscare la percezione del pubblico.
In passato, la trasmissione ha rappresentato per molti ristoratori un’opportunità di rilancio, ma le rivelazioni su ristrutturazioni di facciata e clienti “pilotati” fanno sorgere dubbi sull’autenticità dell’aiuto offerto. Alcune ex concorrenti hanno anche intrapreso azioni legali contro lo chef e la produzione, alimentando ulteriori discussioni sulle condizioni contrattuali e sulla gestione delle aspettative.
Nonostante ciò, il programma mantiene un seguito televisivo rilevante e continua a incarnare un modello di intrattenimento culinario che mescola dramma, speranza e spettacolo, seppur con qualche ombra sollevata da chi ha vissuto direttamente l’esperienza dietro le telecamere.
Il mistero delle ristrutturazioni: chi sostiene i costi?(www.progettohumus.it)






