Economia

La chiave per investire con successo parte da qui: svelato il segreto

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Dagli Stati Uniti all’Italia, il mercato degli Etf continua ad ampliarsi: una panoramica tra vantaggi, rischi e differenze con i fondi comuni.

Gli Etf, acronimo di Exchange Traded Fund, sono strumenti finanziari che negli ultimi decenni hanno conquistato una fetta crescente di investitori in Europa e in Italia. Introdotti negli Stati Uniti nei primi anni Novanta e disponibili sul mercato italiano dal 2002, gli Etf rappresentano una modalità semplice e a basso costo per esporsi ai principali indici azionari, obbligazionari e persino alle materie prime. A differenza dei fondi comuni tradizionali, vengono scambiati in borsa come le normali azioni e garantiscono liquidità infragiornaliera, consentendo quindi acquisti e vendite durante tutta la seduta di mercato. La loro diffusione non è casuale: costi contenuti, facilità d’uso e diversificazione immediata li rendono strumenti accessibili a piccoli e grandi risparmiatori.

Come funzionano gli Etf e quali tipologie esistono

Il funzionamento di un Etf è relativamente semplice, anche se spesso circondato da terminologia tecnica. Una società di gestione costruisce un paniere di titoli — che può includere azioni, obbligazioni, valute o contratti sulle materie prime — e ne emette quote negoziabili in borsa. L’obiettivo non è quello di superare il mercato, ma di replicarne il più fedelmente possibile l’andamento. Un Etf che segue l’indice S&P 500, per esempio, rifletterà la performance delle 500 società statunitensi a maggiore capitalizzazione.

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Questo approccio è definito gestione passiva: il compito del gestore non è scegliere titoli con potenziale di crescita superiore, ma mantenere il portafoglio allineato all’indice di riferimento. Di conseguenza, i costi di gestione risultano ridotti. Il Total Expense Ratio (TER), cioè la commissione annua, si aggira spesso intorno allo 0,15-0,20%, molto meno rispetto a un fondo tradizionale. Le tipologie di Etf sono numerose. Esistono Etf azionari legati a mercati nazionali o internazionali, Etf obbligazionari che replicano titoli di Stato a breve o lungo termine, Etf settoriali che puntano su comparti specifici come tecnologia o sanità, Etf valutari e persino Etf sulle criptovalute, come i Bitcoin Etf che permettono un’esposizione indiretta alle monete digitali senza detenerle direttamente.

Un altro gruppo in crescita è quello degli Etf ESG, cioè fondi costruiti su indici che selezionano società attente a criteri ambientali, sociali e di governance. Si tratta di strumenti che intercettano una sensibilità crescente degli investitori verso la sostenibilità. Non mancano infine gli Etf con leva, che amplificano i guadagni (ma anche le perdite) di un indice, e quelli inverse, che guadagnano quando il mercato scende. Un Etf non attribuisce diritti di proprietà diretta sui titoli sottostanti: è il gestore a detenerli. L’investitore, acquistando quote, ottiene l’andamento medio dell’indice replicato e, se previsto, riceve i dividendi proporzionali.

Differenze con i fondi comuni e modalità di investimento

Molti risparmiatori si domandano se sia meglio investire in un Etf o in un fondo comune. Entrambi sono strumenti collettivi, ma le differenze sono significative. Con i fondi comuni si possiede una quota diretta degli asset in portafoglio e un gestore decide in autonomia come allocare i capitali, con l’obiettivo di ottenere un rendimento superiore al mercato. Gli Etf, al contrario, seguono un indice prefissato e vengono scambiati in borsa durante l’intera giornata, offrendo maggiore flessibilità operativa.

Un’altra differenza riguarda i costi. Nei fondi comuni le commissioni sono più elevate perché includono la gestione attiva, mentre negli Etf il peso delle spese è decisamente più contenuto. Questo fattore ha contribuito a renderli popolari soprattutto tra investitori privati che cercano strumenti semplici e poco onerosi. L’acquisto di un Etf avviene tramite un intermediario: una banca, un broker o una piattaforma online. In Italia il mercato di riferimento è l’ETFplus di Borsa Italiana, dove le negoziazioni avvengono dalle 9 alle 17.25. Le operazioni vengono abbinate automaticamente secondo criteri di prezzo e tempo, come accade con le normali azioni. Il lotto minimo è di una quota, rendendo possibile entrare sul mercato anche con somme contenute.

Un aspetto che spesso genera interesse è la presenza degli Etf a gestione attiva. A differenza dei classici, questi non si limitano a replicare un indice ma cercano di batterlo attraverso scelte operative più dinamiche. In questo caso i costi sono più alti e l’esito dipende dalla capacità del gestore. Non a caso, il dibattito tra sostenitori della gestione passiva e quelli della gestione attiva resta molto acceso. Chi desidera investire in Etf può utilizzare anche i cosiddetti robo-advisor, piattaforme automatizzate che costruiscono portafogli diversificati in base al profilo di rischio dell’utente. È un’opzione che negli ultimi anni ha guadagnato spazio, soprattutto tra i giovani investitori.

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