Buone notizie per oltre 430mila lavoratori: è stato firmato l’accordo per il rinnovo del contratto 2022-2024.
La firma della pre-intesa, avvenuta il 3 ottobre scorso, ha sancito un aumento di stipendio che interessa i dipendenti pubblici del comparto funzioni locali, portando a un incremento medio di 136,76 euro per 13 mensilità, che, integrato dallo 0,2% per il trattamento accessorio, si traduce in un aumento complessivo di circa 140 euro mensili. Se la procedura si concluderà entro fine anno, gli aumenti saranno visibili nelle buste paga già a partire da gennaio 2026.
Tra le novità più rilevanti introdotte dall’accordo, spicca la possibilità di adottare, su base volontaria, la settimana corta: i lavoratori potranno organizzare l’orario settimanale di 36 ore su quattro giorni. Inoltre, è stato esteso il riconoscimento del diritto al buono pasto anche per chi svolge attività in smart working, un riconoscimento importante in un’epoca in cui il lavoro agile è sempre più diffuso.
Il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha commentato con soddisfazione la firma, sottolineando come questo rinnovo rappresenti un passo decisivo per colmare il divario salariale che negli ultimi vent’anni si è creato tra il personale degli enti locali e quello dei ministeri centrali. Il ministro ha inoltre ricordato che, con questo accordo, mancherà all’appello solo il rinnovo del contratto per il settore istruzione, la cui trattativa è prevista per essere avviata tra dicembre 2025 e gennaio 2026.
Divergenze sindacali e le posizioni di Cgil e Cisl
Nonostante il consenso generale, l’accordo non è stato firmato da tutte le sigle sindacali. La Cgil, attraverso la segretaria nazionale Tiziana Cazzaniga, ha definito l’incremento retributivo “inaccettabile”, criticando l’aumento inferiore al 6% che, secondo la Cgil, non compenserebbe adeguatamente l’inflazione del periodo 2022-2024, stimata intorno al 16%. Secondo la sindacalista, ciò significherebbe una perdita reale del 10% del potere d’acquisto per i lavoratori, una valutazione che ha portato la Cgil a non sottoscrivere l’intesa.
Dalla Cisl Funzione Pubblica arriva invece una replica critica verso la Cgil, sostenendo che gli irrigidimenti sindacali abbiano rallentato un percorso che avrebbe potuto portare all’erogazione degli aumenti già da un anno fa. La Cisl conferma l’impegno a finalizzare la firma definitiva entro fine 2025, per garantire l’erogazione degli aumenti fin dalla mensilità di gennaio 2026.

Aggiornamenti sul fronte del comparto sanità(www.progettohumus.it)
Parallelamente al rinnovo del contratto delle funzioni locali, il comparto sanità ha visto, recentemente, la firma del contratto collettivo nazionale 2019-2021, che interessa circa 550mila dipendenti, tra medici, infermieri e personale amministrativo. In questo settore, l’aumento medio lordo mensile è stato di circa 175 euro, con arretrati medi di circa 3.000 euro per il periodo di vacanza contrattuale.
Il ministro Zangrillo, che segue anche le dinamiche della sanità pubblica, ha definito il rinnovo un passo cruciale per valorizzare il personale sanitario impegnato durante la pandemia e tuttora sotto pressione. Tra le innovazioni più significative vi è l’introduzione di un nuovo sistema di classificazione del personale, l’istituzione di nuove aree professionali e l’introduzione di indennità specifiche per infermieri, operatori di pronto soccorso e altri ruoli sanitari.
L’accordo prevede inoltre una regolamentazione più moderna dello smart working per il personale amministrativo e disciplina il riposo settimanale e le festività, garantendo un equilibrio migliore tra esigenze di servizio e diritti dei lavoratori.

Rinnovo contratto funzioni locali: dettagli e prospettive(www.progettohumus.it)











